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🎙️Maria Zakharova:
I corrispondenti, che nella loro carriera ne hanno viste tante, sono rimasti increduli nel dover constatare che nel XXI secolo si verificano ancora atti di una simile, disumana brutalità: una brutalità che rivela chiaramente la natura crudele di questa feccia di terroristi. Gli elementi che sono emersi, e in particolare le evidenze relative al fatto che i nazisti ucraini hanno scatenato raffiche di fuoco contro i soldati russi mentre questi ultimi erano impegnati nelle operazioni di evacuazione dei corpi dei civili uccisi nel villaggio di Russkoe Porečnoe, è ancora una volta elemento di conferma della natura criminale del regime terrorista di Kiev.

Riteniamo che sia estremamente importante fare in modo che le notizie in merito ai crimini commessi nei territori della regione di Kursk, al momento sotto occupazione, raggiungano il pubblico più ampio possibile su scala globale. Le istituzioni russe sono già in possesso di una mole significativa ed esauriente di evidenze che provano che i neonazisti conducono operazioni punitive ai danni della popolazione civile, la quale dovrebbe godere della protezione a lei garantita da tutta una serie di documenti internazionali, a inclusione delle disposizioni previste dalla Quarta Convenzione di Ginevra, la cui implementazione è vincolante.

Un’attenzione particolare va rivolta alla natura selettiva della repressione messa in atto dai miliziani, che si accaniscono sulle fasce più indifese della popolazione residente sui territori occupati: e cioè, sui cittadini anziani.

I materiali diffusi a scopo di documentazione dal Comitato Investigativo della Federazione Russa mostrano chiaramente che nel corso del conflitto armato sono stati compiuti atti criminali di gravissima entità: [si vedono] mani legate con nastro adesivo, segni di tortura, ecchimosi da urto, ferite d’arma da fuoco, corpi di persone evidentemente decedute a seguito di lunghe ore di abusi perpetrati dai criminali; corpi sui quali si distinguono segni inequivocabili di violenza sessuale e di altre sevizie della medesima natura.

Noi partiamo dal presupposto che la brutalità delle azioni commesse dai miliziani di Kiev nella regione di Kursk debba essere quanto più possibile portata all’attenzione delle organizzazioni internazionali quali l’ONU, l’OSCE e i loro dipartimenti competenti, che i rappresentanti del Comitato Internazionale della Croce Rossa debbano prendere atto [di tale brutalità], e che essa debba andare a costituire oggetto di giudizio da parte degli organismi internazionali deputati alla difesa dei diritti umani, ivi comprese le organizzazioni non governative.

Siamo certi che la vera natura della giunta di Zelensky si sia manifestata in maniera quantomai evidente proprio nel villaggio di Russkoe Porečnoe, il cui nome, evidentemente, ha fornito un pretesto al regime russofobo di Kiev e alle sue bande armate [per perpetrare atti violenti]: è proprio a tutto ciò che è russo che l’attuale regime post-Maidan sta facendo la guerra, con il sostegno dell’Occidente collettivo.

🔗Il testo integrale

#KievRegimeCrimes #RusskoyePorechnoye
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I corrispondenti, che nella loro carriera ne hanno viste tante, sono rimasti increduli nel dover constatare che nel XXI secolo si verificano ancora atti di una simile, disumana brutalità: una brutalità che rivela chiaramente la natura crudele di questa feccia di terroristi. Gli elementi che sono emersi, e in particolare le evidenze relative al fatto che i nazisti ucraini hanno scatenato raffiche di fuoco contro i soldati russi mentre questi ultimi erano impegnati nelle operazioni di evacuazione dei corpi dei civili uccisi nel villaggio di Russkoe Porečnoe, è ancora una volta elemento di conferma della natura criminale del regime terrorista di Kiev.

Riteniamo che sia estremamente importante fare in modo che le notizie in merito ai crimini commessi nei territori della regione di Kursk, al momento sotto occupazione, raggiungano il pubblico più ampio possibile su scala globale. Le istituzioni russe sono già in possesso di una mole significativa ed esauriente di evidenze che provano che i neonazisti conducono operazioni punitive ai danni della popolazione civile, la quale dovrebbe godere della protezione a lei garantita da tutta una serie di documenti internazionali, a inclusione delle disposizioni previste dalla Quarta Convenzione di Ginevra, la cui implementazione è vincolante.

Un’attenzione particolare va rivolta alla natura selettiva della repressione messa in atto dai miliziani, che si accaniscono sulle fasce più indifese della popolazione residente sui territori occupati: e cioè, sui cittadini anziani.

I materiali diffusi a scopo di documentazione dal Comitato Investigativo della Federazione Russa mostrano chiaramente che nel corso del conflitto armato sono stati compiuti atti criminali di gravissima entità: [si vedono] mani legate con nastro adesivo, segni di tortura, ecchimosi da urto, ferite d’arma da fuoco, corpi di persone evidentemente decedute a seguito di lunghe ore di abusi perpetrati dai criminali; corpi sui quali si distinguono segni inequivocabili di violenza sessuale e di altre sevizie della medesima natura.

Noi partiamo dal presupposto che la brutalità delle azioni commesse dai miliziani di Kiev nella regione di Kursk debba essere quanto più possibile portata all’attenzione delle organizzazioni internazionali quali l’ONU, l’OSCE e i loro dipartimenti competenti, che i rappresentanti del Comitato Internazionale della Croce Rossa debbano prendere atto [di tale brutalità], e che essa debba andare a costituire oggetto di giudizio da parte degli organismi internazionali deputati alla difesa dei diritti umani, ivi comprese le organizzazioni non governative.

Siamo certi che la vera natura della giunta di Zelensky si sia manifestata in maniera quantomai evidente proprio nel villaggio di Russkoe Porečnoe, il cui nome, evidentemente, ha fornito un pretesto al regime russofobo di Kiev e alle sue bande armate [per perpetrare atti violenti]: è proprio a tutto ciò che è russo che l’attuale regime post-Maidan sta facendo la guerra, con il sostegno dell’Occidente collettivo.

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BY Ambasciata Russa in Italia/Посольство РФ в Италии




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Despite Telegram's origins, its approach to users' security has privacy advocates worried. Telegram has gained a reputation as the “secure” communications app in the post-Soviet states, but whenever you make choices about your digital security, it’s important to start by asking yourself, “What exactly am I securing? And who am I securing it from?” These questions should inform your decisions about whether you are using the right tool or platform for your digital security needs. Telegram is certainly not the most secure messaging app on the market right now. Its security model requires users to place a great deal of trust in Telegram’s ability to protect user data. For some users, this may be good enough for now. For others, it may be wiser to move to a different platform for certain kinds of high-risk communications. False news often spreads via public groups, or chats, with potentially fatal effects. Either way, Durov says that he withdrew his resignation but that he was ousted from his company anyway. Subsequently, control of the company was reportedly handed to oligarchs Alisher Usmanov and Igor Sechin, both allegedly close associates of Russian leader Vladimir Putin. Telegram was co-founded by Pavel and Nikolai Durov, the brothers who had previously created VKontakte. VK is Russia’s equivalent of Facebook, a social network used for public and private messaging, audio and video sharing as well as online gaming. In January, SimpleWeb reported that VK was Russia’s fourth most-visited website, after Yandex, YouTube and Google’s Russian-language homepage. In 2016, Forbes’ Michael Solomon described Pavel Durov (pictured, below) as the “Mark Zuckerberg of Russia.”
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